Santi Marcellino e Pietro – 2 Giugno

Martirologio Romano
San Marcellino sacerdote e San Pietro esorcista furono due martiri cristiani chiamati a testimoniare la fede in Gesù Cristo durante la persecuzione di Diocleziano del 304.
Convinto che il cristianesimo fosse di ostacolo allo sviluppo politico ed economico dell’Impero Romano, Diocleziano, adottò una serie di misure repressive che colpirono con violenza le comunità cristiane. Nel 303 l’Imperatore, difatti, promulgò ben tre editti repressivi contro i cristiani.
Le carceri si riempirono di uomini di fede e lo spazio nelle prigioni per contenere i condannati per i vari reati civili quasi finì!
I fatti raccontano che tra i tanti prigionieri di Roma, Serono, Prefetto di Roma, denunciò il giovane esorcista Pietro, noto per la sua fede cristiana dichiarata pubblicamente. Pietro, confessando la sua fede, si oppose ad adorare gli dèi. Per il suo atto di fede, “fuori” legge date le regole vigenti, fu torturato, percosso con verghe e rinchiuso quasi morente nel carcere.
Marcellino, sfidando la morte sicura, si recò in carcere e impartì il battesimo a tante persone. Entrambi, Pietro e Marcellino, nuovamente accusati e costretti ad abiurare la fede in Cristo, vennero imprigionati, percossi, torturati e condannati a morte.
Le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro.
L’inizio dello scavo delle Catacombe risale alla seconda metà del III secolo. Innumerevoli sono gli ambienti ivi affrescati. Il luogo fu meta di pellegrinaggi e molte furono anche le modifiche che vennero apportate nell’ambiente catacombale da diversi papi nei secoli.
Nel periodo carolingio, infine, le reliquie dei due santi furono trasportate in Germania nella città di Seligenstadt, dove tuttora sono custodite.
S. Giusto Vescovo e San Clemente – 7 Giugno

Martirologio Romano
San Giusto nacque nella seconda metà del ‘500 sulla Costa d’Africa che guarda il Mediterraneo, da una famiglia cristiana e, come narrano alcune fonti medievali, intorno al ‘537 fu costretto a rifugiarsi in Italia, causa le terribili persecuzioni bizantine.
Salpò dal porto africano di Ippona con un gruppo di religiosi guidati da San Regolo, insieme al fratello Clemente e all’amico Ottaviano. Seguendo le sibilline indicazioni della “Tavola Peutingeriana” cercarono di raggiungere Volterra.
Sull’attuale Via Vecchia Volterrana i tre religiosi, dopo giorni di stressante viaggio, si fermarono per rifocillarsi e riposare. La leggenda racconta che Giusto assorto in preghiera, appoggiato ad un grosso masso al bordo della strada, abbia miracolosamente lasciato, come a testimoniare il suo passaggio, l’impronta dei suoi piedi su quella grossa pietra, che da allora fu venerata e denominata “Masso di San Giusto”.
I due fratelli con Ottaviano proseguirono il cammino; Ottaviano ben presto si ritirò in preghiera nella Valle dell’Era e Giusto, sebbene non fosse ancora ufficialmente incaricato dal Papa, vescovo di Volterra, si prodigò lo stesso col fratello Clemente per l’evangelizzazione delle popolazioni, nonché per la difesa stessa della città da tempo assediata dai Goti.
Una storia racconta infatti che mentre il re ostrogoto Totila, si accingeva ad occupare la città, San Giusto prodigiosamente consigliato dagli angeli, fece raccogliere tutto il pane all’interno della città stessa e lo fece calare giù dalle mura dentro grandi ceste per offrirlo ai nemici che, disorientati da quel gesto sorprendente e inaspettato, decisero di sospendere l’assedio e di fuggire.
La gente attribuì a Giusto il merito di aver salvato miracolosamente Volterra! Fu proclamato Vescovo e da allora ricordato per le sagge parole: “Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare”, famoso motto vincente e disarmante nella sua semplicità, tanto da mettere in fuga perfino i temibili vandali. Finché il giorno di Pentecoste del 5 giugno del 1556, il vescovo Giusto e suo fratello Clemente, sacerdote in Volterra, si spensero insieme.
Santi Pietro e Paolo Apostoli – 29 Giugno

Martirologio Romano
Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli. Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, Apostolo delle genti, predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entrambi nella fede e nell’amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono martiri sotto l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostiense. In questo giorno tutto il mondo con uguale onore e venerazione celebra il loro trionfo.
Il Ministero
Tutto il Popolo di Dio è debitore verso di loro per il dono della fede. Pietro è stato il primo a confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Paolo ha diffuso questo annuncio nel mondo greco-romano. E la Provvidenza ha voluto che tutti e due giungessero qui a Roma e qui versassero il sangue per la fede. Per questo la Chiesa di Roma è diventata, subito, spontaneamente, il punto di riferimento per tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per il potere dell’Impero, ma per la forza del martirio, della testimonianza resa a Cristo! (Papa Francesco).
S. PIETRO APOSTOLO
Pietro nacque a Betsaida in Galilea da poveri genitori. Quegli che doveva divenire il primo Papa, la prima colonna della Chiesa, era un semplice pescatore. Però era uno di quegli israeliti semplici e retti che aspettavano con cuore mondo il Redentore d’Israele.
S. PAOLO APOSTOLO
Saulo, in seguito Paolo, nacque a Tarso, capitale della Cilicia, nei primissimi anni dell’era volgare. Fu circonciso l’ottavo giorno, ricevendo il nome di Saulo a ricordo del primo re d’Israele, il più grande personaggio della tribù di Beniamino, cui la famiglia apparteneva.
San Bonifacio Vescovo e Martire – 5 Giugno

Martirologio Romano
NATO: Crediton, Inghilterra 680
MORTO: Frisia, 5 giugno 755
S. Bonifacio nacque in Inghilterra verso l’anno 680. Educato nella religione cristiana, fin dalla più tenera età mostrò grande amore verso Dio e di Lui parlava con grande gusto. Alla santità della vita univa pure grande ingegno e amore allo studio, in particolare alla Sacra Scrittura, che fu sempre la fonte inesauribile della sua predicazione. Dopo il regolare corso di studi venne ordinato sacerdote l’anno 710.
Le sue rare doti di santità e di scienza si manifestarono meglio in lui, con ammirazione dei suoi superiori, quando fu mandato all’Arcivescovo di Canterbury per sistemare una delicata questione. Aborriva qualsiasi lode e approvazione; e temendo di poter essere in seguito elevato ad altre cariche, partì dall’Inghilterra e andò in Francia. Anni dopo, bramando essere semplice missionario, si recò in Asia.
Sotto la direzione di Bonifacio si tennero alcuni sinodi che emanarono salutari provvedimenti, promulgati poi come leggi della Chiesa e dello Stato.
In particolare esortò il clero a condurre una vita conforme ai canoni (proibizione di portare armi, della caccia, del vestito laicale e del concubinato), i membri del clero furono assoggettati alla vigilanza del vescovo, si prescrisse per i monaci la regola di San Benedetto, si proibirono usanze pagane e superstiziose e la diffusione di dottrine eretiche, si insisté per l’elezione canonica dei vescovi
Quando il suo pellegrinaggio terreno volgeva al termine, per meglio prepararsi al gran passo, rinunziò al vescovado lasciando posto solo alla predicazione.
Il 5 giugno del 755 sorpreso insieme a molti altri sacerdoti da una banda di furibondi idolatri, diede il suo sangue per il nome di Gesù Cristo, dopo aver esortati tutti gli altri sacerdoti a prepararsi coraggiosamente al martirio.
San Giustino Martire – 1 Giugno

Martirologio Romano
NATO: II secolo, Sichem
MORTO: II secolo, Roma
San Giustino martire, filosofo, seguì rettamente la vera Sapienza conosciuta nella verità di Cristo: la professò con la sua condotta di vita e quanto professato fece oggetto di insegnamento; lo difese nei suoi scritti e testimoniò con la morte avvenuta a Roma sotto l’imperatore Marco Aurelio Antonino. Infatti, dopo aver presentato all’imperatore la sua Apologia in difesa della religione cristiana, fu consegnato al prefetto Rustico e, dichiaratosi cristiano, fu condannato a morte.
Il Ministero
Giovane quieto, aveva cercato attraverso lo studio della filosofia la verità e con essa la felicità, senza peraltro raggiungerla. Si ritirò allora nel deserto, dove incontrò un vecchio saggio al quale confidò i suoi tormenti. “Leggi i profeti, leggi il Vangelo e troverai quello che cerchi”.
Giustino li lesse e la grazia di Dio gli illuminò la mente e gli riscaldò il cuore. Non rinnegò per questo la filosofia, anzi trasse da essa motivi per dimostrare la ragionevolezza deL cristianesimo: lo fece scrivendo una celebre Apologia e sostenendo accesi dibattiti con i più famosi filosofi del tempo. L’eco della sua attività giunse all’orecchio del prefetto di Roma, impegnato in una dura persecuzione contro i cristiani così venne processato. “Ho studiato tutte le scienze, ma solo nella dottrina dei cristiani religiosamente seguiti ho trovato la verità” rispose al prefetto che lo interrogava. E poiché non si scostò di un passo dalla professione di fede pronunciata, venne condannato a morte. Fu decapitato, dopo aver subito il tormento e l’ingiuria della flagellazione.
San Paolino da Nola Vescovo – 22 Giugno

Martirologio Romano
NATO: 353 d. C., Bordeaux, Francia
MORTO: 431 d. C., Nola, Campania
San Paolino, vescovo, ricevuto il battesimo a Bordeaux e lasciato l’incarico di console, da nobilissimo e ricchissimo che era si fece povero e umile per Cristo e, trasferitosi a Nola in Campania presso il sepolcro di san Felice sacerdote per seguire da vicino il suo esempio di vita, condusse vita ascetica con la moglie e i compagni; divenuto vescovo, insigne per cultura e santità, aiutò i pellegrini e soccorse con amore i poveri.
Il Ministero
S. Paolino nacque da illustre famiglia senatoria. Ricchissimo e nobilissimo, entrato nella carriera politica, venne presto innalzato alla dignità di senatore e con questo onorifico titolo venne in Italia, fissando la sua sede a Nola. Qui, scosso dai fatti strepitosi che avvenivano alla tomba del martire S. Felice, cominciò ad avvicinarsi alla fede di Cristo. Durante una permanenza in Spagna conobbe un’avvenente e pia giovane, Therasia, che sposò. Ambedue però decisero poi di perseguire un ideale di perfezione evangelica fondato sulla povertà, l’ascetismo e la preghiera, spinti a quella decisione fu la morte prematura del figlioletto, Celso. Abbandonata ogni altra occupazione, approfondì lo studio delle Sacre Scritture, e, fedele interprete di quelle parole di vita, ne ricavò un grande disinteresse delle grandezze umane ed un ardente desiderio dei beni eterni. Distribuì le sue ingenti ricchezze ai poveri e, separatosi dalla sua fedele consorte, che rinunziando al matrimonio prendeva il velo, si recò a Barcellona. Divenuto troppo famoso, se ne tornò a Nola ove vestito di rozza tonaca passava i giorni e le notti nelle veglie e nei digiuni, continuamente assorto nella contemplazione delle cose celesti. Si stabilì insieme alla consorte in un ospizio per i poveri da lui edificato. Divenuto vacante il vescovado di Nola, Paolino venne unanimemente eletto vescovo.
Si ammalò e s’addormentò nel Signore l’anno 431, lasciando numerosi scritti grandemente apprezzati per la loro sapienza. È considerato dalla Chiesa il patrono dei campanari poiché a lui è attribuita l’invenzione delle campane come oggetto utilizzato in ambito ecclesiastico.
San Virgilio di Salisburgo Vescovo – 26 Giugno

Martirologio Romano
NATO: Irlanda
MORTO: 27 novembre 784, Salisburgo
Irlandese d’origine, Virgilio svolse gran parte della sua attività in Carinzia, a Salisburgo, come vescovo, chiamatovi da Pipino il Breve con il compito di evangelizzare e pacificare il ducato di Baviera da poco conquistato. Nella terra natale Virgilio aveva fatto esperienza monacale fino a giungere alla carica di abate in un importante monastero.
Il Ministero
Nonostante fosse uomo provvisto di grande cultura teologica e scientifica, la sua elezione a vescovo non trovò il consenso di san Bonifacio, legato papale in Germania, ma solo perché l’imperatore non aveva avuto l’accortezza di consultarlo. Comunque, non fu solo questo l’unico motivo di attrito tra Bonifacio e Virgilio: li dividevano anche diverse concezioni scientifiche in campo cosmologico, con implicazioni nel versante dottrinale. Redarguito da papa Zaccaria, Virgilio obbedì con umiltà, abbandonò le dispute teologiche dedicandosi con zelo all’organizzazione della sua diocesi. Fu instancabile nell’educazione religiosa del popolo e nell’assistenza ai poveri. Nel 774 inaugurò la prima cattedrale della città, nella quale trasferì le reliquie del primo vescovo, san Ruperto.
Oltre a ciò, curò la fondazione di numerose abbazie (quella di San Candido ad esempio) estendendo la sua attività missionaria anche alla Stiria e alla Pannonia. Morì nel 784, ma solo nel 1233 venne ufficialmente riconosciuta la sua santità.
San Davino Armeno – 3 Giugno

Martirologio Romano
Nato in Armenia, avendo per tempo conosciuta la vanità delle cose terrene, distribuì i suoi beni ai poveri, poi abbandonò la terra natale per compiere il grande pellegrinaggio al sepolcro di Cristo a Gerusalemme, alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e di San Giacomo in Compostela.
Di San Davino, sono attestati numerosi miracoli e guarigioni già quando era in vita. La fama di santità era diffusa non solo in Toscana, dove morì, ma in tutti i luoghi che attraversava. Perché la sua vita non fu altro che un pellegrinaggio senza soste.
Si racconta che Davino avesse messo in fuga il demonio dal corpo di una donna, restituita la vista a un cieco e l’udito e la parola a un sordo-muto, senza dimenticare la guarigione di un giovinetto ritenuto insanabile dai medici.
Nella città di Lucca, Davino mostrò una fede genuina e intensa; la perseveranza nella ricerca di Dio e nella speranza del Vangelo; la gioia paziente con cui visse malattia e sofferenze. Morì il 3 giugno 1050 e fu sepolto nel cimitero nei pressi di San Michele, un luogo che negli anni immediatamente successivi era destinato a diventare sede di non pochi segni miracolosi.
È nella Chiesa di San Michele in Foro a Lucca, che è custodito il suo corpo incorrotto.
I resti del santo hanno una particolarità: le braccia sono estremamente rigide e nella mano destra il dito medio ha una curvatura che sarebbe avvenuta dopo la morte di Davino, in seguito ad un presunto prodigio.
Commento al Vangelo di Luca 16,31

“ABRAMO RISPOSE, SE NON ASCOLTANO MOSE’ E I PROFETI, NON SARANNO PERSUASI NEANCHE SE UNO RISORGESSE DAI MORTI” (Luca 16,31)
Gesù, parlò un giorno di un ricco che dopo una vita disordinata e piena di peccati, alla fine si è trovato nell’inferno. In seguito, parlò di un povero che dopo aver sofferto tanto, il giorno della morte venne premiato con il dono del Paradiso.
La gioia del povero
Anche ai nostri tempi ci sono persone che vivono in situazioni di grande povertà. Quello che veramente dispiace, è vedere i ricchi che non aiutano, pur avendo mille possibilità per sostenere persone e famiglie nel bisogno. Cosa ancora più grave è il fatto che questi ricchi arrivano anche a giudicare i poveri, come delle persone incapaci di vivere in questo mondo. Giudicare è sempre un peccato, perchè è difficile conoscere tutta la storia di una persona e le cause di certe povertà. Comunque, il povero (chiamato Lazzaro), dopo la sua morte fu portato dagli Angeli in Paradiso, accanto ad Abramo, mentre per il ricco si è aperto l’inferno.
Le grida fra i tormenti
La vita qui sulla terra finisce per tutti, senza distinzione fra ricchi e poveri, Santi o peccatori. Il ricco, che nei suoi anni sulla terra non ha aiutato persone in difficoltà, ma sempre e solo si è preoccupato delle sue ricchezze, ora è fra i tormenti dell’inferno. Il ricco, che in una visione vide Abramo e Lazzaro nella pace del cielo, “Gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perchè soffro terribilmente in questa fiamma” (v.24). Questo fa comprendere come l’inferno sia una condizione di vita fra tormenti di ogni genere. “Abramo rispose: figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto tutti i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali, ma ora in questo modo, lui è consolato e tu in mezzo ai tormenti” (v.25). La risposta di Abramo mette in chiaro che nella vita si raccoglie ciò che uno ha seminato. Abramo ha poi precisato che fra il Paradiso e l’inferno, esiste un abisso invalicabile. Allora il ricco supplicò Abramo di richiamare fortemente i suoi cinque fratelli “perchè non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro” (vv.28-30). Le disperate grida del ricco, ancora con insistenza chiesero ad Abramo, che venisse mandato dai fratelli qualche persona miracolosamente risorta dalla morte, così forse si sarebbero convertiti. “Abramo rispose: se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti” (v.31). Fino all’ultimo giorno in cui siamo sulla terra le cose possono cambiare; passati all’altra vita, quello che è fatto è fatto, ogni conversione, ogni cambiamento non è più possibile.
Chi ha tempo non aspetti tempo.
Nessuno di noi conosce il futuro, tutto può cambiare da un momento all’altro, non ci sono preavvisi sul giorno della morte pertanto, è importante essere pronti, vivere in grazia di Dio, evitare il male e fare del bene,sempre con generosità e perseveranza. E’ una tentazione del demonio, non preoccuparci di ciò che ci attende. Non dobbiamo quindi rimandare a domani quello che oggi possiamo ancora fare.
Maria, ci aiuti a vivere il momento presente, in obbedienza alla parola di Dio.
Santi Carlo Lwanga e dodici compagni – 4 Giugno

Morti a: Namugongo, Uganda, 3 giugno 1886
Memoria dei santi Carlo Lwanga e dodici compagni, martiri, di età compresa tra i quattordici e i trent’anni, appartenenti alla regia corte dei giovani nobili o alla guardia del corpo del re Mwanga, neofiti o fervidi seguaci della fede cattolica, essendosi rifiutati di accondiscendere alle turpi richieste del re, sul colle di Namugongo in Uganda furono alcuni trafitti con la spada, altri arsi vivi nel fuoco.
Il Ministero
La Chiesa cattolica venera quali Santi Martiri Ugandesi un gruppo di ventidue servitori, paggi e funzionari del re nell’odierna Uganda, convertiti al cattolicesimo dai missionari d’Africa che vennero fatti uccidere in quanto cristiani sotto il regno di Mwanga II (1884-1903).Inizialmente l’opera dei missionari, avviata nel 1879, venne ben accolta dal re che però si fece influenzare dal cancelliere del regno e dal capotribù, decidendo la soppressione fisica dei cristiani, alcuni dei quali uccise addirittura con le proprie mani. Questa violenta persecuzione vide in totale un centinaio di vittime. In Uganda i cristiani subirono una violenta persecuzione. Tra loro Carlo Lwanga, capo dei paggi del re Muanga, bruciato vivo insieme a dodici compagni il 3 giugno 1886. Papa Benedetto XV beatificò i ventidue gloriosi martiri il 6 giugno 1920 e furono canonizzati l’8 ottobre 1964 dal pontefice San Paolo VI.