Sant’Eliseo Profeta – 14 Giugno

Martirologio Romano
NATO: IX secolo a.C.
MORTO: 13 luglio 1231, Arcella, Padova
A Samaria o Sebaste in Palestina, commemorazione di sant’Eliseo, che, discepolo di Elia, fu profeta in Israele dal tempo del re Ioram fino ai giorni di Ioas; anche se non lasciò oracoli scritti, tuttavia, operando prodigi a vantaggio degli stranieri, preannunciò la futura salvezza per tutti gli uomini.
Il Ministero
Ricco possidente, originario di Abelmeula, il suo nome che significa «Dio salva» risponde bene alla missione svolta tra il popolo di Israele, sotto il regno di Ioram (853-842 a.c.), Iehu (842-815 a.c.), Ioacaz (814-798 a.c.) e Ioash (798-783). Eliseo era un uomo deciso e lo dimostra la prontezza con cui rispose al gesto simbolico di Elia che, per ordine di Jahvé, lo consacrava profeta e suo successore. Eliseo prese parte attiva alle vicende politiche del suo popolo attraverso il carisma della sua profezia e può essere considerato il più taumaturgico dei profeti dell’Antico Testamento.
La Scrittura ricorda infatti una lunga serie di prodigi da lui operati:
- stendendo il mantello di Elia divise le acque del Giordano;
- rese potabile l’acqua di Gerico;
- riportò in vita il figlio della sunamita che lo ospitava;
- moltiplicò i pani sfamando un centinaio di persone.
Profeta non scrittore, come il suo maestro Elia, si preoccupò del suo paese in tempi difficili durante la guerra contro i Moabiti e durante quelle contro gli Aramei.
Morì verso il 790 a.C. e venne sepolto nei pressi di Samaria, dove ai tempi di San Girolamo esisteva ancora il suo sepolcro.
San Luigi Gonzaga – 21 Giugno

Martirologio Romano
NATO: 9 marzo 1568, Castiglione delle Stiviere, Mantova
MORTO: 21 giugno 1591, Roma
Memoria di san Luigi Gonzaga, religioso, nato da stirpe di principi e a tutti noto per la sua purezza, si unì a Roma alla Compagnia di Gesù, ma, logorato nel fisico dall’assistenza da lui data agli appestati, andò ancor giovane incontro alla morte.
Il Ministero
Nacque da Maria Santena di Chieri e dal marchese Ferdinando, discendente dalla nobile e potente famiglia dei Gonzaga, nel 1568. Dalla madre, insieme col latte succhiò pure i primi germi di santità, facendo prevedere l’eccelso grado di perfezione a cui sarebbe sì rapidamente asceso. Ancora piccolo, molte volte fu veduto dai servi e dalla stessa madre in un angolo remoto del palazzo assorto in preghiera.
Il marchese suo padre, intanto, ignaro di tutto il lavoro soprannaturale che la grazia divina operava nel suo caro Luigino, e sedotto dal desiderio di grandezza, intendeva fare del figlio una celebrità. Luigi ad appena sedici anni chiese al padre di entrare nella Compagnia di Gesù. Questi, vedendo fallite e deluse tutte le sue speranze, si oppose, ma invano. Il nostro Santo insisté con tanto coraggio e fermezza, che vinse le opposizioni paterne.
Nonostante la sua innocenza, non risparmiò duri colpi di flagello al suo corpo, perché noi tutti, non innocenti e dalla carne guasta, imparassimo quale è il mezzo per spegnere la triste fiamma della passione. A questo aggiunse una semplice ma affettuosa devozione a Maria SS, a cui consacrò il suo giglio profumato col voto di perpetua verginità. Ventiquattrenne fu trovato maturo per il cielo. In Roma serpeggiava la peste micidiale, che seminava ovunque le sue vittime. Il santo giovane chiese di essere mandato in soccorso dei poveri appestati, e fu accontentato, ma egli stesso contrasse il morbo. Dopo pochi giorni di malattia, circondato dai confratelli, se ne volava serenamente al cielo il 21 giugno del 1591.
Dal Papa è stato proposto a modello di tutta la gioventù.
Santa Germana Cousin – 15 Giugno

Martirologio Romano
NATA: 1570, Frouzins, Tolosa
MORTA: 15 giugno 1601, Pibrac, Francia
A Pibrac, nella diocesi di Tolosa, santa Germàna Cousin Vergine. Addetta alla custodia del gregge, visse umile e povera, e passò allo Sposo dopo aver tollerato molti stenti con somma pazienza. Dopo la morte risplendette per moltissimi miracoli, e dal Sommo Pontefice Pio nono fu ascritta nel numero delle sante Vergini.
Il Ministero
Germana Nacque a Frouzins nel 1570 in un piccolo abitato non lontano da Tolosa in una famiglia di modesta condizione. Dalla nascita ebbe una deformazione congenita al braccio destro e fu sempre di costituzione molto gracile.
Sin da piccola si ammalò di scrofolosi, malattia che le deturpò il viso per tutta la vita. Rimase orfana di madre poco dopo la sua nascita. Il padre si risposò con una donna che si curò ben poco di lei. Essendo impensabile per lei accedere all’istruzione o avere prospettive di matrimonio, fu mandata a pascolare le pecore, restando a dormire con loro nell’ovile.
Iniziò a frequentare la chiesa del suo paese e divenne molto devota, andando a messa e recitando il rosario tutti i giorni. Alcuni la deridevano chiamandola bigotta. Prese quindi a parlare con i suoi compagni più poveri, pastori e fanciulli come lei, degli insegnamenti ricevuti al catechismo, raccogliendo intorno a sé molti ragazzi cui spesso portava da casa delle pagnotte di pane per sfamarli.
La tradizione devozionale racconta che un giorno d’inverno Germana, dopo aver riempito il grembiule di pane, si accingeva a portarlo ai poveri, quando i genitori se ne accorsero e la rimproverarono; ma quando il grembiule venne aperto, era pieno di fiori invece che di pane.
Morì sola, appena trentenne, nella stalla dove dormiva, il 15 giugno 1601.
San Barnaba Apostolo – 11 Giugno

Martirologio Romano
NATO: I secolo d. C., Cipro
MORTO: 11 giugno 61, Salamina, Cipro
A Salamina, in Cipro, San Barnaba Apostolo, il quale, di nazione Cipriota, ordinato dai discepoli Apostolo delle genti insieme a Paolo, percorse con lui molte regioni, esercitando l’ufficio della predicazione evangelica a lui affidato; finalmente, andato a Cipro, vi onorò il suo Apostolato con un glorioso martirio. Il suo corpo, al tempo dell’Imperatore Zenone, fu ritrovato per rivelazione dello stesso Barnaba, insieme ad una copia del Vangelo di san Matteo, trascritta di sua mano dallo stesso Barnaba.
Il Ministero
A 12 anni fu mandato a Gerusalemme ove frequentò la scuola di Gamaliele e strinse cordiale amicizia con due condiscepoli: Stefano e Saulo. Erano tutti e tre della stessa età e dovevano un giorno tutti e tre versare il loro sangue per Gesù Cristo e per la sua Chiesa nascente.
Barnaba è fra i più autorevoli della prima comunità cristiana che si forma tanto che, pur non essendo dei Dodici, viene chiamato apostolo. È il primo ad accogliere Paolo appena convertitosi sulla via di Damasco e giunto a Gerusalemme per conoscere gli apostoli. Mentre in tanti diffidano di quel Saulo che aveva perseguitato i cristiani, lui lo accoglie e lo introduce nella comunità. Ritenuto “uomo virtuoso … pieno di Spirito Santo e di fede”, viene mandato ad Antiochia di Siria. Dopo la predicazione ad Antiochia, Barnaba e Paolo partono per una nuova missione a Cipro. Con loro c’è anche Giovanni, detto Marco (l’evangelista), cugino di Barnaba. La tappa successiva è la Panfilia, ma qui Giovanni decide di fare ritorno a Gerusalemme. Barnaba e Paolo proseguono, invece, per Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra, Derbe e tornano ancora ad Antiochia di Siria. Documenti bizantini riferiscono di un viaggio insieme a Pietro che lo conduce a Roma. Da qui avrebbe proseguito per il nord Italia. A Milano, in particolare, la sua predicazione avrebbe originato diverse conversioni dando così vita alla prima comunità cristiana nella città, che per questo lo considera il suo primo vescovo. Gli Atti di Barnaba, opera del V secolo, raccontano della sua morte a Salamina, dove sarebbe stato lapidato da giudei siriani nell’anno 61.
San Cirillo di Alessandra – 27 Giugno

NATO: 370, Teodosia d’Egitto
MORTO: 27 giugno 444, Alessandria d’Egitto
San Cirillo, vescovo e dottore della Chiesa, eletto alla sede di Alessandria d’Egitto, mosso da singolare sollecitudine per l’integrità della fede cattolica, sostenne nel Concilio di Efeso i dogmi dell’unità e unicità della persona in Cristo e della divina maternità della Vergine Maria.
Il Ministero
Cirillo fu l’intrepido difensore della divina maternità di Maria, il trionfatore di quel concilio di Efeso che mise fine a un’insidiosa controversia teologica che aveva contrapposto per anni le due sedi più prestigiose dell’oriente: quella di Alessandria, in Egitto, della quale era vescovo Cirillo, e quella patriarcale di Costantinopoli, retta da Nestorio. Il patriarca Nestorio, intelligente e astuto la sua parte, si era fatto portavoce di un’idea che, di primo acchito, poteva apparire una sottigliezza bizantina, ma che in realtà smantellava uno dei dogmi chiave del cristianesimo: l’incarnazione. Nestorio si era messo a contestare il titolo di Theotokos, cioè «madre di Dio», con il quale veniva onorata la Vergine Maria. «Tutt’al più affermava Nestorio la potremmo chiamare madre di Cristo, cioè Christotókos». Gli pareva assurdo che una donna potesse essere madre di Dio.
La realtà era che quel Gesù che Maria aveva dato alla luce nella grotta di Betlemme, era lo stesso Verbo vivente, generato dalla stessa sostanza del Padre e che nel tempo si era fatto carne. Era insomma Figlio di Dio. L’incarnazione non era una pura unità di relazione di due persone in Cristo, quella divina e quella umana, ma un’unione sostanziale, ipostatica come dicono i teologi. Quindi Maria è madre di Dio: questo insegnava da sempre la chiesa universale. Cirillo, fu anche un valido pastore d’anime. Usò infatti gran parte della sua intelligenza nello sminuzzare a uso dei semplici fedeli i concetti, non sempre accessibili, della dottrina cristiana.
Sant’Antonio di Padova – 13 Giugno

NATO: 15 agosto 1195, Lisbona, Portogallo
MORTO: 13 luglio 1231, Arcella, Padova
A Padova Sant’Antonio Portoghese, Sacerdote dell’Ordine dei Minori, Confessore e Dottore della Chiesa, illustre per la vita, per i miracoli e per la predicazione, il quale, non essendo ancora trascorso un anno dalla sua morte, dal Papa Gregorio nono fu ascritto nel numero dei Santi.
Il Ministero
Dopo la prima educazione ricevuta nella casa paterna da uno zio canonico, continuò la sua istruzione nella scuola vescovile annessa alla Curia. Con l’età cresceva pure nell’umiltà, unita al disprezzo per le glorie mondane; virtù che, unitamente alla fama di taumaturgo, lo distingueranno sempre.
Sentendosi portato alla solitudine, il Santo pensò presto di ritirarsi in un convento e scelse i Canonici Regolari di S. Agostino. Quivi si diede con tale fervore alla mortificazione della carne, alla ritiratezza e ad un silenzio operoso, da divenire uno specchio per i suoi confratelli.
Ma le sue brame non erano ancora pienamente appagate: il Santo desiderava di ricevere il martirio, se così fosse piaciuto al Signore; e a questo scopo, abbandonato il convento di S. Croce, si ritirò tra i Frati Minori ai quali erano permesse le Missioni.
Antonio, appena giunto in terra di Missione, è assalito da una malattia tale che lo costringe alla più assoluta inazione, e lo inchioda inesorabilmente in un letto, tanto che è costretto al ritorno. Si imbarca allora per ritornare in Portogallo, ma la nave, sbattuta da violenta tempesta, dopo una fortunosa navigazione, viene a sfasciarsi contro il litorale della Sicilia.
Soccorso da alcuni pescatori, viene trasportato a braccia al più vicino convento. Antonio adora la volontà di Dio, ed appena è in grado di camminare si reca ad Assisi. Quivi ebbe la grazia di vedere il suo caro padre S. Francesco, e di assistere al capitolo delle stuoie.
Riconciliò nemici, ridusse i dissoluti a vita migliore, persuase gli usurai alla restituzione. La sua parola era come un dardo che trapassava i cuori e li infiammava d’amore alla virtù.
Commento al Vangelo di Luca 16,2
CHE COSA SENTO DIRE DI TE? RENDI CONTO DELLA TUA AMMINISTRAZIONE, PERCHE’ NON POTRAI PIU’
AMMINISTRARE” (Luca 16,2).

Verrà il giorno per tutti in cui dovremo rendere conto
di come abbiamo amministrato i talenti che il Signore ci ha affidato. Nessuno potrà sottrarsi con scuse più o meno valide. Il racconto che si legge nel Vangelo di un amministratore disonesto, è un richiamo per tutti, perchè si provveda con saggia tempestività a mettere a posto i conti, prima che sia troppo tardi.
- Chi ha tempo, non aspetti tempo
In una forma abbastanza originale, Gesù mette in guardia coloro che si ritengono persone sicure del cammino che stanno facendo, e di poter continuare il proprio lavoro senza problemi. Ma la vita è sempre carica di imprevisti. Gesù non loda il gesto compiuto dall’amministratore infedele, ma mette in evidenza l’accortezza che dimostra per evitare problemi esistenziali quando verrà licenziato. Chi ha tempo, non deve rimandare a domani quello che può fare oggi Non si può aspettare che arrivi la manna dal cielo, nel giorno in cui possiamo trovarci in difficoltà.
E’ doveroso evitare l’evitabile, in tempi opportuni.
- L’accidia
Serpeggia facilmente, anche in persone per bene, di dormire sugli allori. Non si tratta di fare cose cattive, ma non dobbiamo attardarci nel fare le cose buone.
La propria “contabilità spirituale”, va tenuta sempre sotto controllo.E’ per questo che viene detto che “I figli del mondo, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce” (v.8). Certamente i figli del mondo usano criteri sbagliati, ma di positivo hanno che in qualche modo fanno di tutto per evitare il peggio in tempi opportuni. Gesù mette in guardia coloro che per pigrizia, non fanno il loro dovere.
Fiducia nella Divina Provvidenza
Come cristiani è importante credere nell’intervento della Divina Provvidenza, ma dobbiamo fare attenzione perchè quello che siamo in grado di fare da soli, non ci viene risparmiato. Il Signore è un sapiente educatore, pertanto non ci offre un pesce sulla tavola, ma ci offre gli strumenti per pescare. Troppe volte si pretende dal Signore quello che avremmo potuto procurarci da soli. Una domanda ci dovremmo sempre fare: i talenti che abbiamo ricevuto, li abbiamo sempre spesi bene? Abbiamo fatto il possibile per impegnarli in modo da farli fruttare? Quando per pigrizia o, peggio ancora, per scelte sbagliate, abbiamo perso occasioni molto propizie, non si può pretendere che la Divina Provvidenza conceda quello che oggi ci manca. Purtroppo, ci sono persone che non fanno il loro dovere per prepararsi, anche con sacrificio, alle necessità della vita che li attende. Queste persone, non potranno pretendere che il Signore ricuperi quella preparazione alla vita che essi hanno mancato e che oggi vivono con estrema difficoltà.
- Il verbo “ricominciare“
Nella sua infinita bontà e misericordia, il Signore non manca ugualmente di venirci incontro e per il tempo che siamo ancora sulla terra, ci concede la possibilità di rimediare. Quello che ci chiede è di mettere in pratica, con tempestività e con sacrificio, il verbo preferito dai Santi: “Ricominciare”, senza perdere la speranza.
Maria ci aiuti ad essere persone umili e ad avere sempre la forza di ricominciare.
Commento al Vangelo di Luca 15,4
“CHI DI VOI , SE HA CENTO PECORE E NE PERDE UNA, NON LASCIA LE 99 NEL DESERTO E VA IN CERCA DI QUELLA PERDUTA FINCH’E NON LA TROVA?” (Luca 15,4)

Con esempi e immagini molto umane, Gesù cerca di farci comprendere quanto e come ci vuol bene. L’esempio del pastore che è disposto a lasciare il gregge per cercare la pecora che ha perduto, sta a significare come tutte le sue pecore siano importanti. Per cercare la pecora perduta, è disposto a lasciare temporaneamente anche il gregge. E questa è una testimonianza molto significativa.
Un Amore Divino
Gesù, perchè è Dio, ama ciascuno di noi, come se fossimo uniche persone al mondo. Questa è una situazione che non siamo in grado di comprendere, ma per Dio, a cui tutto è possibile, questo avviene e in termini concreti. Quale coscienza abbiamo di un Amore così personale? Riusciamo a credere una verità tanto preziosa e importante? Facciamo attenzione, perchè su questo versante, il demonio gioca tutte le sue carte. Molte sono le tentazioni che subiamo dal demonio, ma questa è la più pericolosa. Infatti, il demonio fa di tutto per nascondere, velare, negare l’Amore che Gesù ha per noi, Quando una persona non si sente amata, sembra che tutto il mondo crolli e facilmente cade in forme di depressione o comunque in uno stato di vita dove tutto diventa negativo e il cammino sempre più difficile. Ben diverso è il comportamento di chi crede che l’abbraccio che Gesù concede, sia tutto e solo per la persona. Quando questo avviene, anche le inevitabili preoccupazioni che la vita terrena comporta, passano tutte in secondo piano.
Una gioia reciproca
Ritrovata la pecora perduta, forte è l’abbraccio che il pastore le concede, ma anche la pecorina, che si sentiva persa e in pericolo di essere divorata da qualche lupo, ora gioisce, si sente sicura e partecipa alla gioia del pastore. Questa buona notizia diviene presto motivo di gioia per tutti. Si legge, sempre nel brano di questo Vangelo, Gesù che dice: “Sarà più gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (Lc.15,7). Tutto questo ci fa capire quanto sia importante pregare per la conversione dei peccatori. La Madonna, quando è apparsa a Fatima,ha raccomandato a tutti di pregare per la conversione dei peccatori.
Una presenza da vivere
La presenza e l’azione del pastore, non è un fatto secondario per la vita e la protezione del gregge. L’esperienza conferma che sempre il lupo, o i lupi sono in agguato e non perdono occasione per infierire sul gregge. Questa è la situazione che viviamo oggi. Quale grande dono è allora avere Gesù, come “Buon pastore”. Ma questo dono così prezioso e tanto necessario per noi, lo sappiamo veramente apprezzare? Ne facciamo tesoro? E’ a Lui che come cristiani dobbiamo rinnovare il nostro atto di fede. E’ la sua presenza da vivere ogni giorno. Diciamo infine grazie al Signore per i doni ricevuti, non con semplici parole, ma l’impegno di fare tutto il possibile per essere obbedienti ai suoi Comandamenti. Ci aiuti Maria a compiere con fedeltà i nostri doveri quotidiani, così da migliorare sempre la sintonia e la comunione con il suo Gesù.
Commento al Vangelo di Luca 14,27

“COLUI CHE NON PORTA LA PROPRIA CROCE E NON VIENE DIETRO DI ME, NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO” (Luca 14,27)
La vita è un cammino non facile per nessuno, ognuno ha la sua croce da portare, ma non tutti hanno la grazia di portare la croce con fede.
- Compiere il cammino in questi momenti della
vita così difficili, senza l’umiltà di farsi aiutare in alcune situazioni particolari, è un grande rischio. Come Cristiani, il nostro vero sostegno, il nostro aiuto lo troviamo nella persona di Gesù. E’ Lui il “tesoro nascosto” che dobbiamo trovare e vivere. E’ Lui che conosce bene la nostra vita e quindi sa intervenire nel modo giusto e al tempo opportuno. E’ Lui che ci difende da certi “lupi” che cercano di aggredire la nostra vita con astuzie diaboliche. E’ Lui che ci assicura nel cammino.
- Seguire Gesu’.
Gesù ci esorta a camminare con Lui, e apertamente dichiara che: “Chi non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”. I nostri progetti sono sempre molto limitati e poco efficaci, mentre Lui conosce bene la strada giusta da percorrere. Avere fiducia in Lui, anche se molte volte possiamo avvertire un certo timore per la pericolosità della strada che Gesù ci fa percorrere; nonostante ciò, la conclusione è sempre positiva e molto efficace. Dobbiamo fidarci sempre della sua Parola, dei suoi progetti e piena obbedienza anche alle sue esortazioni.
- Il valore del sacrificio.
Una realtà che nella vita dovremmo riuscire a superare, è la mancanza di coraggio nell’accettare e portare la croce o le croci che incontriamo. Diceva il Santo Curato D’Ars che “La vera croce è aver paura della croce”. Istintivamente vorremmo stare sempre in salute, ed e comprensibile il forte disagio quando dobbiamo affrontare qualche malattia. Comunque, Gesù, a tutti dice: “Colui che non porta la propria croce, non può essere mio discepolo”. Gesù chiama al suo seguito persone generose e capaci di portare la propria croce con dignità e con perseveranza. Senza sacrificio, non si costruisce niente. Davanti a noi abbiamo il suo prezioso esempio, infatti “Umiliò se stesso, facendosi obbediente fino a una morte di Croce” (Fil.2,8). Se guardiamo la vita dei Santi che ci hanno preceduto, il loro cammino è stato segnato da grandi sofferenze e per molti fino al martirio. Gesù ci fa comprendere che solo accettando le difficoltà della vita con fede, abbiamo la certezza che la sofferenza fecondi molto il nostro cammino e quindi, possiamo andare avanti senza tante lamentazioni.
- Una verifica.
E’ importante ogni tanto verificare se il cammino che stiamo facendo, è impostato bene. La verifica la possiamo fare riflettendo sui primi tre frutti dello Spirito Santo che San Paolo elenca nella sua Lettera ai Galati e cioè; “Amore, gioia, pace” (Gal.5,22). Se una persona è obbediente a Gesù, se vive come Lui indica, sperimenta il significato dell’Amore, della gioia e della pace. Quando invece, per vari motivi, non sì è coerenti al Vangelo, allora non esiste, nè amore, nè gioia, nè pace. Alcuni cercano di mascherare la loro situazione, ma basta guardare queste persone negli occhi, per rendersi conto di come stanno effettivamente le cose.
Chiediamo a Maria un aiuto per portare la nostra croce sempre con tanta fede.
Commento al Vangelo di Luca 14,13

“QUANDO OFFRI UN BANCHETTO, INVITA POVERI, ZOPPI, STORPI, CIECHI, E SARAI BEATO PERCHE’ NON HANNO DA RICAMBIARTI, RICEVERAI INFATTI LA TUA RICOMPENSA ALLA RISURREZIONE DEI GIUSTI!” (Luca 14,13)
Quanta saggezza nelle parole di Gesù che conosce bene come siamo fatti e, soprattutto, che ha ben presente ciò che ci attende dopo la morte. Con esempi e parabole, illumina il nostro cammino facendoci capire ciò che veramente serve per la vita terrena. Gesù ci esorta, fra l’altro, ad agire in modo tale da non cercare apprezzamenti e ricompense umane, ma vivere nella certezza che solo il Signore concede la giusta ricompensa ai giusti. Questo, Gesù, lo fa capire portando l’esempio di persone che quando fanno dei banchetti, dovrebbero cercare di privilegiare i poveri e non coloro che sono in grado di ricambiare l’invito ricevuto.
- Arricchiere davanti a Dio
L’insegnamento di Gesù, non è secondo la mentalità di questo mondo. Seguire Gesù, vuol dire andare contro corrente. La mentalità del mondo, è fare di tutto per avere molto denaro e tante altre cose che soddisfano solo il momento presente.
Il ricco non è mai sazio di quello che possiede e allora, senza scrupoli, cerca altri guadagni operando anche in modo disonesto. Tutto questo però lo porta ad essere un uomo senza pace, senza gioia e soprattutto senza amore. Ben diverso è il modo di condurre la vita di coloro che credono in Gesù. Il Cristiano, opera con giustizia e trova anche la forza di essere di aiuto a chi è in difficoltà, rimettendoci, quando è necessario, tempo e denaro di tasca propria. Impostare la vita, così come un dono, è il segreto per essere sereni anche nei momenti difficili.
- “La ricompensa dei giusti”
Gesù assicura che per i giusti, per coloro che fanno tutto il possibile per essere obbedienti alla sua Parola, ai suoi Comandamenti; per coloro che si prodigano per aiutare concretamente il povero, non mancherà la giusta ricompensa. Questo avverrà alla fine dei tempi, quando tutti compariremo davanti al Signore per la verifica della nostra vita. Ma la giusta ricompensa avviene in parte anche in questa vita terrena. I tempi e i modi non sono i nostri, ma il Signore è fedele. Le persone oneste sono invidiate da alcuni, ma ben desiderate da altri, Stranamente anche nei momenti di carestia, chi è onesto, non manca del necessario, e trova aiuto nella Divina Provvidenza, anche nei momenti più difficili. I Santi sono i primi a testimoniare quanto sia vero e concreto l’aiuto della Provvidenza, basti pensare all’opera di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, e oggi alle tante possibilità di “mense per i poveri”.
- In attesa della resurrezione
Chi opera il bene, chi cerca di arricchire davanti a Dio, attende con gioia il giorno in cui vedrà il Signore faccia a faccia. Si tratta di un avvenimento che certamente si compirà per tutti. È una certezza che nessuno può oscurare perchè è opera di Dio e non frutto di un qualche progetto che sta nelle mani degli uomini. Non soltanto in quel giorno i fedeli vivranno la visione beatifica di Dio, ma tutto cambierà del loro modo di esistere, “Saremo come gli Angeli” (Mt. 22,30). Così ha detto Gesù.
ll Cristiano trova la forza di andare contro corrente, e la capacità di compiere il suo cammino, quindi non ripiegato su sé stesso, ma aperto al prossimo e così fino al giorno in cui si realizzerà l’esperienza della visione Beatifica del Paradiso.
Che Maria ci aiuti a vivere bene il momento presente nell’attesa del gioioso futuro.