Commento al Vangelo di Luca 13,22

“IN QUEL TEMPO, GESU’ PASSAVA INSEGNANDO PER CITTA’ E VILLAGGI” (Luca 13,22)
Avere un tesoro a portata di mano e non saperlo riconoscere è davvero un peccato. Questo tesoro è Gesù. Dal giorno in cui ha assunto la natura umana, unendola alla sua natura Divina e cioè il giorno della sua Incarnazione, l’umanità è stata raggiunta da un mistero di Grazia, che solo nella
vita futura avremo la possibilità di conoscerlo pienamente. Nel tempo che viviamo sulla terra, questo Tesoro, che è realmente presente, i nostri occhi non lo vedono; molti, però, sono i Miracoli Eucaristici che testimoniano la sua reale presenza in quell’Ostia Consacrata. Noi vorremmo come Tommaso, vedere e toccare il suo corpo, ma Gesù Risorto, quando è apparso miracolosamente nel Cenacolo, disse a Tommaso: “Perchè hai veduto tu hai creduto. Beati coloro che non hanno visto e hanno creduto” (Gv. 20,29). Se veramente crediamo in Gesù, Risorto e presente in mezzo a noi, anche per noi si attua quella beatitudine.
- “Gesù passava insegnando per città e villaggi”
La missione di Gesù si è concretizzata con la sua Presenza, con la sua Parola e con grandi Miracoli. Le persone che hanno avuto grazia di incontralo e di ascoltare la sua predicazione, sono rimaste sconvolte; così è stato il giorno che Gesù ha parlato nella Sinagoga di Nàzaret; all’inizio, “Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non è costui il figlio di Giuseppe?” (Lc, 4,22). In seguito, per la loro durezza di cuore, non hanno creduto ad un evento così straordinario e lo hanno respinto. Così è avvenuto altre volte; molte persone hanno esultato per quello che Gesù diceva e per i miracoli compiuti, ma altri, Scribi e Farisei, hanno sempre fatto resistenza a Gesù, fino al punto di condannarlo a morte e a una morte in croce.
- Gesù, il grande atteso
La presenza e la predicazione di Gesù, è stata profetizzata secoli prima, per bocca dei Profeti. Tanto è vero che Gesù stesso, un giorno disse ai discepoli di Emmaus, che dubitavano della sua Risurrezione; “Tardi e lenti di cuore nel credere in tutto ciò che hanno detto i Profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua Gloria? E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui. (Lc.11,25-27). (Sarebbe interessante avere in mano tutta questa catechesi che Gesù ha fatto ai discepoli di Emmaus). Anche in altre occasioni, Gesù ha richiamato l’attenzione alla testimonianza dei Profeti, ma soltanto le persone semplici, con gioia hanno ascoltato e creduto alla sua Parola.
- “Ma voi chi dite che io sia?” (Mt.16,15)
La missione di Gesù continua nel tempo, fino al giorno in cui “Cristo sarà tutto in tutti” (Col. 3,11). Noi, oggi, abbiamo nelle nostre mani i Vangeli; abbiamo la Santa Eucaristia, i Sacramenti e poi la voce autorevole della Chiesa con il suo Vicario, il Papa. Illuminati da tante testimonianze, cosa sappiamo dire di Gesù? Oggi pone anche a me la stessa domanda: “ma tu chi dici che io sia?” Non basta una risposta fatta di parole; occorre il frutto, di una vita vissuta in piena sintonia con Lui. Che Maria ci aiuti a rispondere positivamente alla domanda che Gesù ci fa.
Commento al Vangelo di Luca 12,49
“IN QUEL TEMPO GESU’ DISSE AI SUOI DISCEPOLI: SONO VENUTO A GETTARE FUOCO SULLA TERRA
E QUANTO VORREI CHE FOSSE GIA’ ACCESO” (Luca 12,49)

La storia ha registrato un evento che del quale tutti dovremmo avere piena coscienza; è la Incarnazione di Gesù nel grembo di Maria. E’ vero che si tratta di un realtà che riguarda la vita spirituale e purtroppo per chi non ha fede può passare inosservata. Non dobbiamo giudicare, ma è difficile trovare la pace quando si pensa di poter vivere facendo attenzione e coltivare soltanto ciò che riguarda la vita terrena. Non prendere atto dei doni spirituali ricevuti e di ciò che ci attende dopo la morte è un impoverimento spirituale e umano.
- “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra”
Una prima considerazione che dobbiamo fare è che Gesù è veramente venuto sulla terra: “Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi“(Gv.1,14). Questa sua presenza è un prezioso arricchimento per noi, infatti “Dalla sua pienezza noi abbiamo ricevuto Grazia su Grazia” (Gv,1,16). Siamo coscienti di questa pienezza di Grazia? Veramente è stato ed è ancora “Un fuoco” che Gesù ha portato sulla terra. Dal momento della Incarnazione fino al momento in cui Gesù ha steso le braccia sulla Croce, quel fuoco non ha mai cessato di caricare di forza spirituale tutti coloro che credono in Lui. Oggi l’opera di Gesù continua senza interruzione, anche se incontra purtroppo difficoltà e cruenti persecuzioni.
Amore, gioia, pace
Quando una persona con fedeltà compie il suo cammino in obbedienza alla volontà di Dio, sperimenta nel suo cuore quel fuoco che Gesù ha tanto desiderato di farci dono. Quel fuoco continua a generare nei credenti: Amore, gioia e tanta pace. Questo non vuol dire che la vita dei credenti sia facile e senza sofferenze, ma tutto viene superato con quella forza e Grazia che lo Spirito Santo concede. Nessuno può rimanere indifferente a questa “Pienezza di Grazia ricevuta”; se la persona accusa carenza di Amore, di gioia e di pace, questo vuol dire che sta vivendo una vita religiosa fatta di tante preghiere, ma non è ancora una vita di vera fede e di intimità con Gesù. Il contatto con una realtà che brucia, che è rovente, si avverte bene. Se viviamo una vera comunione con Gesù, non si può rimanere indifferenti.
Essere aperti al dono
Il sigillo di Grazia che Gesù ha impreso nella storia dell’umanità, con la sua Passione Morte e Risurrezione; quel fuoco, nessuno lo potrà mai annullare. Quello che la cattiveria umana può fare è solo oscurare una realtà così preziosa e tentare di negare anche tutto il bene che comporta alle persone credenti. Il nostro impegno, come cristiani è di aprire il cuore a tutto quello che il Signore ci offre. In termini concreti si tratta di non lasciarci soffocare da occupazioni umane che non sempre sono così necessarie e utili. Ogni persona ha i suoi impegni di lavoro e di servizio, ma deve avere la saggezza di privilegiare sempre ciò che esige l’intimità con Gesù, e cioè il tempo necessario per l’Adorazione, la meditazione, la carità.
Viviamo in un momento storico dove ciò che conta è stare bene in salute, dimenticando che la salute del corpo dipende molto dalla salute dello spirito.
Che Maria ci aiuti ad avere quella saggezza umana che porta alla vera Santità.
Commento al Vangelo di Luca 12,40
“ANCHE VOI TENETEVI PRONTI PERCHE’, NELL’ORA CHE NON IMMAGINATE, VIENE IL FIGLIO DELL’UOMO” (Luca 12,40)

Siamo un popolo in cammino e ogni giorno siamo chiamati ad affrontare i nostri doveri con fedeltà, con obbedienza alla Parola di Dio e con provata competenza. Quello che domani ci attende, nessuno lo sa. Noi facciamo i nostri progetti, ma Gesù ci dice: “Anche voi tenetevi pronti, perchè nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”. Quando questo avverrà, non lo sappiamo, ma sul come si manifesterà, è scritto nel Vangelo: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con potenza e gloria” (Mc.13,26). Credenti o non credenti, nessuno potrà sottrarsi a questo miracoloso e straordinario evento.
- Siamo pronti?
Forse molte sono le persone che preferiscono non pensare a queste cose, ma nessuno potrà sottrarsi da quell’evento. Quel giorno sarà di grande gioia per chi sarà in Grazia di Dio e ha sempre fatto onestamente il proprio dovere, ma saranno momenti di terrore per chi sarà appesantito da peccati e continua ad opprimere il prossimo con ingiustizie e violenze. Non fermiamoci però a guardare e giudicare quello che fanno le altre persone, è importante per noi essere pronti in quel momento. Quali sono le condizioni di vita che dovremmo avere per essere pronti?
– Essere in Grazia di Dio. È la prima cosa fondamentale che non dovrebbe mai mancare. Siamo però tutti delle persone fragili, pertanto, se cadiamo in qualche peccato grave, è necessariofare tutto il possibile per ricuperare in tempi brevi la Grazia di Dio con una buona Confessione.
– Evitare ogni dubbio su certe verità. È abbastanza facile non prendere sul serio certe profezie, ma quando la profezia è annunciata da Gesù stesso, ogni dubbio deve essere allontanato. Pensate quando Gesù ha profetizzato la distruzione del magnifico tempo di Gerusalemme, anche gli Apostoli rimasero molto dubbiosi sul momento, ma dopo 70 anni, tutto è stato demolito dai romani.
– Perseveranza nella preghiera. Sapendo, con certezza di ciò che ci accadrà, non dobbiamo rimandare a domani una preghiera fatta bene, per superare in quel momento, in modo positivo e fiducioso, quello che succederà. Prediamo coscienza che sarà uno sconvolgimento totale di ogni realtà esistente e visibile ai nostri occhi. Vedremo la persona di Gesù, risplendente di tutta la sua potenza e gloria.
– Essere coscienti che siamo “tralci uniti alla Vite”. Non rimandiamo a domani il nostro atto di fede in ciò che Gesù oggi ci offre, e cioèla possibilità di essere con Lui “una cosa sola”. Una intimità così preziosa sarà in quel momento una provvidenziale disposizione, una vera gioia da condividere con Lui.
– “Avvenga per me, secondo la tua Parola” (Lc.1,38). È la piena obbedienza alla volontà di Dio oggi, che ci prepara a quel giorno.
– “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Mc.12,31). Quello che oggi possiamo fare per aiutare il prossimo, sarà una preziosa salvaguardia nel momento in cui saremo ricompensati anche di un solo bicchiere d’acqua dato ai fratelli.
Chiediamo a Maria, la grazia di arrivare a quel giorno ben disposti.
Commento al Vangelo di Luca 12,20
“DIO GLI DISSE: STOLTO QUESTA NOTTE STESSA TI SARA’ RICHIESTA LA TUA VITA E QUELLO CHE
HAI PREPARATO DI CHI SARA’? (Luca 12,20)

Un pò tutti siamo vittime delle nostre fragilità, ma non sempre sappiamo ricuperare le situazioni nel modo giusto. Il vero pericolo è credere che tutto sia ricuperabile facendo leva su quello che umanamente sappiamo fare. La storia però conferma che non siamo autosufficienti. I Santi ci dicono che: noi “Siamo fatti per Te, Signore, ed è inquieto il nostro cuore finché non riposa in Te”.
Oggi, non abbiamo ancora compreso cheil tralcio, staccato dalla Vite, inaridisce.
- La durezza di cuore
Ogni persona è libera di fare le proprie scelte. Ci sono persone che hanno la possibilità di avere denaro e beni materiali da poter vivere senza problemi e non si preoccupano minimamente di aiutare chi è in difficoltà. Gesù richiama queste persone dicendo: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita e quello che hai preparato, di chi sarà?”. Ricchi o poveri, Santi o peccatori, tutti siamo nella condizione di perdere la vita terrena da un momento all’altro. Non ci sono filosofie che tengano. La durezza di cuore di alcune persone però acceca la coscienza su verità che nessuno può negare. Esistono di fatto strade che non hanno sbocco, non favoriscono una vita serena e feconda. Purtroppo, ci sono persone radicate nel peccato,che non accettano buoni consigli.
- “Quello che hai preparato di chi sarà?
E’ naturale cercare di tenere al sicuro i beni che abbiamo. Ma dobbiamo anche imparare a vivere lasciando, cioè essere sempre disposti ad aiutare le persone che sono in difficoltà. Una eccessiva preoccupazione del domani, significa mancare di fiducia nella Divina Provvidenza. E’ vero che in tutte le cose è bene mantenere un saggio equilibrio, ma quello che si può fare oggi, è bene non rimandarlo a domani.
Non sappiamo quando arriverà il momento in cui dovremo lasciare tutto. La morte non risparmia nessuno, per cui “Quello che abbiamo di chi sarà”. E’ saggezza dimostrare, fin da ora, un certo distacco dai beni che abbiamo e fare questo preparando un testamento. Così facendo, saremo molto più sereni.
- Orizzonti aperti
Quanto sarebbe prezioso nella vita vivere con orizzonti aperti, avere cioè uno sguardo sulla vita che ci attende dopo la morte. Non lasciamoci ingannare dal maligno. Il dono della vita che Dio ci ha dato, non è limitato al tempo che possiamo vivere su questa terra, Siamo immortali, il nostro corpo è limitato e fragile, ma come “persone“, siamo chiamati a vivere la pienezza della vita oltre il tempo presente.
Questo è il terribile inganno che il demonio cerca di inculcare in tutti, Non sappiamo che ci attende una comunione con Dio e con i fratelli in un contesto di Amore ancora tutto da scoprire. Ci attende la gioia del Paradiso! Ecco perché è importante vivere il tempo che siamo sulla terra non schiavi del denaro o peggio ancora di scelte di vita che inquinano il cammino che stiamo facendo. San Paolo ci esorta dicendo; “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù e non a quelle della terra” (Col. 3,1-4).Come Cristiani, è importante essere rivolti alle realtà che ci attendono dopo la morte.
Preghiamo la nostra cara mamma, perché ci aiuti a vivere da cittadini del cielo.
Commento al Vangelo di Luca 11,5
“EBBENE, IO VI DICO: CHIEDETE E VI SARA’ DATO, CERCATE E TROVERETE, BUSSATE E VI SARA’ APERTO” (Luca 11,5).

Ogni parola, ogni esortazione di Gesù, ha sempre il suo compimento. Di fronte alle tante necessità della nostra vita, Gesù ci esorta, quando ci sono urgenze o particolari difficoltà, a chiedere la grazia di cui abbiamo bisogno e questo lo dice anche con insistenza: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. Non sono poche però le persone che di fronte a queste parole rimangono deluse, perché dopo aver chiesto e cercato con insistenza, la Grazia non arriva.
- Gesù conosce tutto della nostra vita
Una prima considerazione che dobbiamo fare è che Gesù, in quanto Dio, conosce tutto della nostra vita, nulla a lui è nascosto di quello che abbiamo fatto nel passato, e della nostra condizione nel momento presente. Questa realtà è una prima causa sulla concessione o meno della Grazia o dell’aiuto richiesto. Gesù, conosce bene se quello che chiediamo è necessario, se è una cosa buona per noi. Quindi, come persona che ci vuole veramente bene, non ci concede quello che alla fine ci può fare del male, oppure appesantire la vita di inutili fardelli.
- E’ la fede che ottiene il miracolo
Quante volte nel Vangelo si legge di Miracoli compiuti da Gesù, che sempre sono stati ottenuti perché chiesti con fede; una fede confermata poi da Gesù stesso; così disse quel giorno all’emorroissa: ” Figlia, la tua fede ti ha salvato” (Mc.5,31). Significativa è stata la risposta che Gesù un giorno ha dato ai Discepoli, che non erano riusciti a liberare un indemoniato. Essi gli chiesero: “Perché non siamo riusciti a scacciarlo? Egli rispose loro: per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senape, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà” (Mt.17,18-20).L’essere esauditi in certe richieste, dipende molto dalla fede che abbiamo in Gesù, nella sua reale presenza, nella certezza che nulla è impossibile per Lui.
- Umiltà e fiducia
Con umiltà dobbiamo riconoscere che a causa dei nostri limiti, non tutto riusciamo a vedere, non tutto siamo in grado di capire e, soprattutto, non tutto comprendiamo di ciò che riguarda le realtà del mondo soprannaturale. A volte, a noi sembra di chiedere con fede una grazia; se non arriva rimaniamo male. La persona umile ha piena fiducia in Gesù e cioè crede pienamente alla sua Parola, anche quando non comprensibile. La persona umile ha piena fiducia in Gesù, sempre. Se la Grazia richiesta non arriva, non perde serenità e ne prende semplicemente atto; vuol dire che il Signore, ha pensato fosse giusto così.
- Perseveranza
Non dobbiamo perdere facilmente la speranza, quando sembra che le porte siano chiuse e nessuno ci ascolti. Credere, vuol dire anche essere certi che i tempi di Dio e le modalità dei suoi interventi, seguano criteri molto diversi dai nostri. È importante essere perseveranti, non avere fretta, saper aspettare. Gesù stesso ci esorta ad essere perseveranti dicendo: “Nella perseveranza salverete le vostre anime” (Lc. 21,19). Anche perchè la fretta molte volte complica la vita.
Che Maria, la nostra mamma celeste, ci aiuti ad avere sempre fiducia in Gesù.
Beato Piero Gambacorta – Religioso 18 Giugno

18 Giugno
Beato Piero Gambacorta – Religioso – Memoria facoltativa
Martirologio Romano
A Venezia, beato Pietro Gambacorta, fondatore dell’Ordine degli Eremiti di San Girolamo, i cui primi seguaci furono dei briganti da lui convertiti.
Il Ministero
Pietro Gambacorta da Pisa è il fondatore della Congregazione degli Eremiti, o Fratelli Poveri, di S. Girolamo (noti anche con il nome di “Girolamiti”). Al tempo della sua giovinezza Pisa era una repubblica e suo padre, che portava il suo stesso nome, ne era il podestà. All’età di venticinque anni Pietro, travestito da penitente, lasciò segretamente la casa paterna andando a vivere in solitudine sul monte Bello, sostenendosi con l’elemosina degli abitanti del villaggio vicino. Là trovò i mezzi per costruire un oratorio e celle per una dozzina di compagni (la tradizione popolare dice che fossero briganti da lui convertiti); scelse Girolamo (30 set.) come patrono della nuova congregazione e redasse una regola, che includeva alcune norme tratte dagli scritti di quel grande dottore. I suoi monaci osservavano quattro quaresime all’anno, digiunando tutti i lunedì, mercoledì, venerdì e ogni notte prolungavano la preghiera di due ore dopo l’Ufficio Mattutino. Nel 1393 suo padre e i suoi fratelli furono assassinati da nemici politici: l’istinto del legame famigliare lo spingeva a lasciare il suo eremo per compiere la vendetta ma, come la sorella, la B. Chiara Gambacorta (17 apr.), ritenne doveroso perdonare gli assassini. La congregazione approvata da papa Martino V nel 1421 si diffuse presto in varie parti d’Italia (contava a quel tempo quarantasei case nelle sole province di Ancona e Treviso). Piccoli gruppi di eremiti e terziari si affiliarono alla congregazione, che nel 1668 fu poi unita da papa Clemente IX a quella di S. Girolamo di Fiesole; questo nuovo ordine è sopravvissuto fino al 1933.
Beato Giovanni Dominici Vescovo – 10 Giugno

10 Giugno
Beato Giovanni Dominici Vescovo –Domenicano– Memoria –
Martirologio Romano
NATO: Firenze, 1356
MORTO: Buda, 10 giugno 1419
A Budapest in Ungheria, transito del beato Giovanni Dominici, vescovo di Dubrovnik, che, al termine della Peste Nera, riportò nei conventi dei Predicatori in Italia l’osservanza della disciplina e, mandato in Boemia e in Ungheria per contrastare la predicazione di Giovanni Hus, morì in questa città.
Il Ministero
Giovanni non possedeva né l’una né l’altra: la sua famiglia a Firenze era di umili origini e il suo grado di istruzione al di sotto della media; in più era balbuziente. La sua serietà e la sua ostinazione furono però premiate e a diciotto anni vestì l’abito domenicano nel convento di S. Maria Novella. Nel frattempo, si sforzò di vincere la balbuzie, che gli creava stati di ansia; studiò all’università di Parigi, divenendo uno dei teologi più in vista del suo tempo e un predicatore eloquente. Scrisse diversi commenti della Sacra Scrittura e delle laudi (inni in lingua volgare).
Dopo aver completato gli studi insegnò e predicò per dodici anni a Venezia; divenne priore a S. Maria Novella; fondò nuove case dell’ordine a Fiesole e Venezia, dove trasformò il monastero benedettino del Corpus Christi in un convento di suore domenicane. Contribuì molto alla riforma dell’ordine nell’Italia settentrionale, introducendo o rimettendo in vigore in molti monasteri una stretta osservanza della Regola di S. Domenico, con l’approvazione del maestro generale Raimondo da Capua (5 ott.).
Godeva di un’alta reputazione di diplomatico e negoziatore accanto a quella di teologo.
Scrisse due importanti trattati educativi, “Lucula noctis” e “Regola del governo di cura familiare”, e un’opera ascetica, “Trattato d’amore”.
Al rientro di uno dei suoi tanti viaggi, morì il 10 Giugno 1419 a Budapest.
Beato Francesco Patrizi Sacerdote – 8 giugno

8 Giugno
Beato Francesco Patrizi Sacerdote
Martirologio Romano
A Siena, beato Francesco Patrizi, sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, si dedicò con mirabile zelo alla predicazione, alla direzione delle anime e al ministero della penitenza.
Il Ministero
Il giovane Francesco si era scelto come speciale madre e signora la Vergine gloriosa, e l’onorava con tanta riverenza di mente e di cuore, da non chiamarla se non col nome di Signora. Aveva la consuetudine di inginocchiarsi davanti alla sua immagine almeno cinquecento volte tra il giorno e la notte: recitava l’Ave Maria e altre lodi della Vergine e la supplicava perché il giglio della sua verginità non venisse mai reciso. Pregava intensamente per ottenere l’umiltà del cuore, pazienza nelle avversità e fortezza nel respingere le insidie del maligno. Costringeva la carne a servire docilmente lo spirito, e quando impetuose passioni scuotevano il suo animo, con la sua supplice preghiera le sfracellava sulla roccia, Cristo, e sulla Vergine gloriosa, sua Signora. Con lacrime e sospiri lavava le colpe veniali che talvolta, subdole, si infiltrano nella mente; portava il cilicio sulla carne e domava il corpo con flagelli e percosse.
Frequentemente meditava e ruminava in cuor suo queste parole: «Fuggi lontano dagli uomini», ma lo Spirito Santo gli fece intendere che la colpa sta nell’imitazione dei vizi e non nelle relazioni con gli uomini. Anzi, questo contatto gli avrebbe procurato una quantità maggiore di meriti se, con le sue esortazioni e con gli esempi della sua vita, fosse riuscito a strappare dalle fauci del maligno e indirizzare sulle vie della santità quanti camminavano come bestie selvatiche per le vie pericolose del mondo ed avevano deviato dietro i vizi per inganno del demonio.
Comprese allora il servo di Dio, Francesco, che nel suo intimo parlava il Signore. Mosso da questa ispirazione celeste, decise di entrare immediatamente in religione, e spogliato di ogni suo avere, senza niente di proprio, avrebbe potuto più liberamente imitare Cristo povero e la Vergine gloriosa; e nel fiore della sua verginità e purezza, lui vergine, avrebbe servito in modo più gradito alla Vergine Madre e al Figlio della Vergine.
Beata Anna Maria Taigi – Memoria in Siena – 9 giugno

9 Giugno
Beata Anna Maria Taigi – Memoria in Siena –
Martirologio Romano
NATA: 29 maggio 1769, Siena
MORTA: 9 giugno 1837, Roma
A Roma, beata Anna Maria Taigi, madre di famiglia, che, pur maltrattata da un marito violento, continuò a prendersi cura di lui e a provvedere all’educazione dei suoi sette figli, senza mai trascurare la sollecitudine spirituale e materiale per i poveri e gli ammalati.
Il Ministero
Fin dai primi anni della sua vita Anna Maria conobbe la povertà e visse in essa per tutta la vita. Fu mandata in una scuola per fanciulle povere e a tredici anni dovette iniziare a guadagnarsi da vivere, prima lavorando in alcune fabbriche e poi come cameriera presso una nobildonna, subendo il fascino della vita mondana condotta dalla sua padrona. Nel 1790 sposò Domenico Taigi, servitore a Palazzo Chigi (nobile famiglia romana): ebbero sette figli e si presero anche cura dei genitori di Anna.In questa dura vita di lavoro, ella sentì presto la necessità di un direttore spirituale che alla fine trovò in padre Angelo, datando la sua conversione al primo incontro con lui. Rinunciò a tutti gli interessi mondani indossando gli abiti più modesti e pregando continuamente mentre svolgeva i lavori domestici; fece lavori di cucito (un impiego a domicilio molto mal pagato) e nello stesso tempo si dava da fare per trovare soldi o cibo per aiutare quelli che erano più poveri di lei. Ogni mattina riuniva quelli di casa per la preghiera, e quelli che partecipavano alla Messa si incontravano di nuovo per letture spirituali e la preghiera serale. La sua vita spirituale raggiunse un livello molto alto; si preoccupava molto dei pericoli che minacciavano la Chiesa e dell’opera del demonio nel mondo. Padre Angelo la mise in contatto con il cardinal Pcdicini, che condivise la responsabilità della guida spirituale di Anna per trent’anni e che, dopo la morte della beata, mise per iscritto le angosce spirituali che essa attraversò e la grande consolazione che trovò nella fede. Fu forse lui a farla conoscere come donna saggia capace di essere d’aiuto ad altri nel cammino spirituale, e molti vennero a lei per un consiglio e una richiesta d’intercessione. Fu beatificata da papa Benedetto XV nel 1920 e i suoi resti sono conservati nella chiesa di S. Crisogono, appartenente ai trinitari, essendo lei terziaria di quest’ordine.
Beato Andrea Gallerani Laico – 20 giugno

20 Giugno
Beato Andrea Gallerani Laico
Martirologio Romano
NATO: Siena
MORTO: 19 marzo 1251, Siena
A Siena, beato Andrea Gallerani, visitò e consolò con premura gli infermi e gli afflitti e radunò i Fratelli della Misericordia, perché, come laici senza voti, servissero i poveri e i malati.
Il Ministero
Nacque a Siena nella famiglia dei Gallerani, fu un coraggioso soldato che condusse i senesi alla vittoria contro gli orvietani. Uccidendo un uomo che bestemmiava apertamente Dio, fu costretto a fuggire dalla giustizia o dalla vendetta degli amici della sua vittima e si ritirò nella proprietà della sua famiglia sulla costa. Quando tornò nella sua città natale, non trovò pace se non facendo penitenza, dedicandosi alla carità, dove fondò un ospedale per i poveri, che servì con grande dedizione.
Fondò i Fratelli della Misericordia, che si dedicavano alla cura dei malati e dei poveri, e si dedicavano alla cura dei malati e al conforto dei tristi, e non fu mai un’istituzione religiosa, ma una carità formata da laici. Il resto della sua vita fu diviso tra attività caritative e preghiera. La sua società, i cui membri indossavano una specie di mantello con una croce e la lettera M, continuò fino al 1308, quando si unì all’Ordine Domenicano.
Molti miracoli furono attribuiti ad Andrea. In un’occasione guarì un piede che stava già iniziando a cancrena, ancora una volta camminava magro a piedi e senza bagnarsi per la pioggia per le strade di Siena, mentre cadeva un violento acquazzone. In un’altra occasione, tornando a tarda notte da una missione di beneficenza in un luogo lontano, la porta d’ingresso e le porte di casa sua si aprirono di propria iniziativa. Morì a Siena pieno di meriti per la sua grande carità. Il suo culto fu confermato il 13 maggio 1798 da Papa Pio VI. La sua festa si celebra a Siena il 20 giugno.